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Non c’è innovazione senza immaginazione

Negli ultimi mesi, sviluppando la mia idea Working Visually, mi sono chiesto spesso cosa volesse dire “innovazione”. 

È la parola che incontro di più negli articoli che leggo (nei blog, nei post su Linkedin, sui giornali), perché simboleggia quel bisogno di rinnovamento che abbiamo sempre più forte che ci permette di sperare nel futuro.

Il futuro, come però ben sappiamo, non esiste: lo possiamo creare a partire dalle nostre azioni nel presente. Dobbiamo saper guidare queste azioni, portare su di un percorso, sapere, anche con imprecisione, quale sarà il nostro obiettivo.
Per farlo, abbiamo bisogno di immaginazione.

Chiunque voglia fare innovazione deve essere capace di immaginare. Il problema è che affrontiamo un percorso di studi e poi professionale, in cui l’immaginazione non è una competenza richiesta. Anzi, chi immagina troppo viene considerato poco pratico.

Quando ho deciso di portare nel mondo delle aziende e delle organizzazioni la mia esperienza di praticante e formatore di disegno volevo che non venisse percepito come uno strumento artistico o creativo. Volevo che fosse usato come strumento di supporto al pensiero.

I miei interlocutori sono persone che fanno, trattano, gestiscono l’innovazione o, almeno, reparti aziendali con quel nome. Quello di cui parlano è un grande bisogno e una grande voglia di tirare fuori dal profondo le idee e la forza per il cambiamento. Sono in cerca di metodi per applicare l’innovazione a livello individuale e non solo di sistema.

La pratica del disegnare è vista, con mia grande sorpresa, una come una possibile risposta a queste esigenze.

Mi sono interrogato su quale fosse il motivo e ho capito che l’attrattore principale è che il disegno stimola la capacità di immaginare. Quando nelle persone si risveglia l’immaginazione, è come se arrivasse la primavera nella mente e trovare soluzioni a problemi complicati può divenire più semplice.

Come faccio spesso, mi sono messo alla ricerca di articoli e conferme a questa connessione stretta tra innovazione e immaginazione. Ne ho trovati molti, uno di questi sull’imprescindibile Fast Company.

È una breve intervista del 2021 a Sarah Robb O’Hagan, allora presidente di Gatorade – Nord America con esperienze di direttore marketing in Nike e PepsiCo.
Le viene posta questa domanda: “Quale pensi sia il tratto più importante di un leader?”. Alla quale risponde così: “Penso davvero che sia la capacità di ispirare le persone con una visione”.

Più avanti definisce la creatività come “una cosa molto personale e dovrebbe significare cose molto diverse per persone diverse” e che nel lavoro segue il suo istinto e che usa “l’immaginazione per vedere idee e soluzioni che non esistevano prima”.

Ecco, fino a quando continueremo a considerare futile, inapplicabile, debole un atteggiamento di questo tipo per un CEO, non ci potrà essere vera innovazione, ma solo dei piccoli passi riciclando soluzioni abusate.

Questo l’articolo completo su Fast Company

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